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San Michele di Salvennero

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La chiesa di san Michele si trova fuori dal centro abitato di Ploaghe precisamente è collocata nella vallata chiamata di Riu 'e Corte.

E' costruita con pietre calcaree e vulcaniche bianche e nere, è disposta a croce latina e dotata di tre absidi e di una sacristia. E' lunga circa 20 metri e larga 6 metri. L'altare è formato da un masso rachitico delle cave di Ploaghe.

In tempi ormai remoti era dotata di una torre campanaria, poi crollata, che aveva la base nell'attuale sacristia. Ma la caratteristica di maggior rilievo era l'esistenza nel lato sinistro del tempio d'una Porta Santa, che si apriva ogni anno per un mese, in occasione della festa di San Michele Arcangelo il 29 Settembre. Vi convenivano i maiorales dei paesi vicini con le loro bandiere ed una grande croce rossa e bianca sul petto, allo scopo di lucrare le indulgenze.

Ecco come nel 1856 il canonico Giovanni Spanu descriveva il simulacro di San Michele "è vestito come i guerrieri del medioevo, che per non essere stato restaurato ha tutti i caratteri del tempo. E' ornato di corazza, di gambiere e di bracciali. E' l'unica reliquia che si è conservata dell'antichità". Per l'esattezza la statua di legno intarsiato e policromato ha l'altezza di 1,77 metri. Tutt'intorno alla chiesa si possono ammirare i ruderi dell'antico monastero dell'ordine dei Vallombrosani. I Vallombrosani rimasero a Salvannero fin verso la metà del XIV secolo, quando dovettero lasciare definitivamente la Sardegna, dove ormai si era impiantata l'autorità degli aragonesi e si affermavano gli ordini predicatori e mendicanti. Nel medioevo la chiesa era incorporata nel monastero, col quale comunicava mediante un largo porticato, di cui è rimasto un tratto sul lato sinistro, mentre un grosso rudere del monastero, che ai suoi tempi era ad un piano e munito di feritole, si affaccia sulla sottostante vallata del Riu 'e Corte. Il canonico Spanu scrive anche di una galleria lunga 300 metri che sboccava nel sito chiamato Riuttu, secondo il canonico si trattava di uno dei tanti passaggi sotterranei costruiti dai monaci per eludere gli assalti improvvisi dei nemici, la fantasia popolare immaginava invece che la galleria fosse il passaggio segreto che conduceva al tesoro del monastero.

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