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Cenni storici

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Ploaghe conta 4.816 abitanti e ha una superficie di 96,1 chilometri quadrati per una densità abitativa di 49,9 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 425 metri sopra il livello del mare ai piedi di un vulcano spento (il Monte San Matteo). Il nome di "Ploaghe" ha subito una evoluzione:

  • Condaghe di S. Pietro di Silki (1100-1200). Il paese viene chiamato Plouake e Plouaki (1)
  • Condaghe di S. Michele di Salvennor (traduzione spagnola del Seicento). Il paese viene chiamato Ploague (2)
  • Documenti amministrativi parrocchiali (1500 - 1700), in cui troviamo Ploague e Pioague
  • Documenti comunali (fine 1700), troviamo Ploague
  • Nel lessico ecclesiastico (fine 1700), troviamo Plovaca
  • Nei primi dell'Ottocento definitivamente Ploaghe, in tutti i documenti

Fu sede vescovile dal 1090 al 1503, capoluogo di una curatoria (3) in età giudicale e poi centro di potere baronale. L'abitato conserva, raccolti in poco spazio, i segni di un passato di grande decoro: su un'ampia piazza al centro del paese si affacciano la bella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, l'Oratorio del Rosario che ospita la Pinacoteca (donata al paese dal canonico Giovanni Spano), l'Oratorio di Santa Croce, la casa parrocchiale e il palazzo municipale, che fu sede del Monte Granatico. Un particolare ringraziamento, la comunità ploaghese lo deve a Monsignor Gavino Spanedda che, con la pubblicazione del libro Chiese e Istituzioni di Ploaghe, ha dato un contributo utile a risvegliare la memoria storica del paese. E' stato il primo, dopo una serie di ricerche negli Archivi di Stato, del Comune e della Curia arcivescovile, a raccogliere una serie di scritti che si possono leggere indipendentemente l'uno dall'altro, (tra cui la ricostruzione dell'antica Toponomastica urbana che abbraccia il periodo che va dal XVII al XX secolo), ma che nell'insieme offrono un quadro dettagliato della vita religiosa e civile di Ploaghe tra Seicento e Novecento. Nel territorio di Ploaghe sono numerose le testimonianze della presenza dell'uomo fin dall'età del rame. Nel 1920 vi furono rilevati 57 nuraghi (4). Uno d'essi, il Nuraghe Attentu, fu oggetto di scavi, nell'Ottocento, da parte del canonico Giovanni Spano. Ploaghe ha in comune con Sassari e Nulvi la tradizione della Processione dei Candelieri.

  • Condaghe di San Pietro di Silki, schede n° 276, 339, 402, 441.
  • Condaghe di San Michele di Salvennor, schede n° 20, 159, 160.
  • Propriamente detti distretti elettorali e amministrativo giudiziari formati da un insieme di paesi o villaggi retti da un curatore nominato fra i regnanti o componenti di famiglie prestigiose.
  • I nuraghi sono torri tronco-coniche di pietra a base circolare costruite sovrapponendo grandi massi fra loro.

Il territorio

Mappa

Del grande patrimonio conservato a Ploaghe, il territorio in quanto tale resta il bene comune più importante: le muraglie di origine vulcanica e quelle megalitiche ereditate dalla civiltà nuragica, la fitta rete di muretti a secco, spesso inglobanti nuraghi o circoli neolitici, fino alle più recenti pinnette, coili e fattorie in muratura, che contribuiscono a creare un'unicità paesaggistica, dove la pietra è l'elemento centrale e il punto comune di identità tra i popoli che nel territorio si sono succeduti.

Cinquemila anni di civiltà agro-pastorale hanno lasciato un segno profondo a Ploaghe, al punto che il territorio non ha subito stravolgimenti eccessivi da un punto di vista paesaggistico.
Per quanto riguarda il patrimonio storico-archeologico, Ploaghe conta circa 76 insediamenti nuragici, dislocati quasi tutti su altipiani che sono dei veri villaggi Nuragici dove sono presenti anche due Tombe dei giganti.
Ploaghe è ricco di luoghi adatti per le gite e le escursioni.
Percorrendo il territorio agrario di Ploaghe verrete a contatto con animali, quali ovini, bovini e suini ecc. che pascolano allo stato brado. Questo è il segreto della bontà della carne prodotta a Ploaghe, proprio il pascolo libero degli animali e la loro alimentazione sana e naturale.

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